L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Zona Tranquilla

Abito in una casa indipendente, che sulla carta dovrebbe essere il paradiso: niente condomini, niente riunioni, niente rumori di tacchi alle sette del mattino.
Il problema è che il mio giardino confina con quello della casa accanto. E lì ci vive… come dire… una frizzante famiglia composta da un padre con l’espressività emotiva di un tombino, una madre eternamente al telefono, due bambini (definiti “vivaci” da loro, “diavoli della Tasmania” da chiunque altro), e un nonno.

Ecco, il nonno meriterebbe un discorso a parte. Anzi, una docuserie su Netflix.
Il nonno bestemmia per tutto. Non sto scherzando. Se inciampa, bestemmia. Se cade un foglio, bestemmia. Se si siede, bestemmia. La sua voce è un mix tra Gino Strada e un barista di provincia con l’asma. Il problema è che i nipoti lo adorano. E ripetono tutto.
“Zio c***o” è diventata una specie di filastrocca da giardino.
Una volta li ho sentiti giocare con le figurine e uno ha detto: “Se non trovo l’ultimo Pokémon, giuro che dico il nome di Dio male male come nonno”.
Io da dietro la siepe svenivo.

Ecco un altro VDI:   La strillona in smart working

Un giorno vedo il padre uscire fiero dal cancello con una scatola Amazon. La consegna è per il figlio più piccolo (sei anni ma l’anima di un soldato di venti). Dentro? Una pistola giocattolo con pallini di gomma. E a chi pensi che abbia sparato il primo colpo? A un bersaglio qualunque? A una lattina? No. Al mio cane.
Pluto, 13 anni, mezzo cieco, abituato a dormire sotto la bouganville, si è beccato un pallino sulla zampa e ha fatto un salto che non vedevo dai tempi del terremoto del ’76.
Sono uscita furibonda. Ho detto solo: “Scusate, ma vi sembra normale?”
Il padre, con l’empatia di una pedana da palestra, mi fa: “Ma è un gioco… mica gli ha sparato una freccia!”

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