L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Wifi

Mi chiamo Giulia, ho 37 anni e abito in un tranquillo condominio di periferia. L’estate scorsa, mentre lavoravo dai miei uffici domestici, ho notato che la connessione era instabile e lenta. Pensavo fosse colpa del mio provider, finché una sera ho visto nell’elenco delle reti il Wi‑Fi del mio vicino di sopra, “CasaMori5G”, senza password.

Curiosa e stanca di connessione lenta, ho provato (solo per curiosità) a connettermi: si è collegata. Mi sono sentita in colpa, ma allo stesso tempo entusiasta di quella “imprevista wifi-lifeline”. Navigavo senza interruzioni, e la sera ascoltavo musica senza buffering.

Dopo qualche giorno però, sono iniziati i sensi di colpa. Immaginavo chi potesse esserci dietro “CasaMori”: forse un single tecnologico, o una coppia di studenti. Ho deciso di bussare alla porta: “Buonasera, scusi per il disturbo, ma le volevo dire che il suo Wi‑Fi ha una password debole, forse qualcuno potrebbe entrarci con facilità…” Lui, un giovane architetto di nome Marco, mi ha sorriso imbarazzato: “Ah, grazie per la segnalazione. Sì, sono via per lavoro e pensavo… boh. Lo sistemo appena torno.” Mi ha promesso di metterci una password sicura.

Ecco un altro VDI:   Lo Shiba

Sono passate due settimane e nulla era cambiato. Il mio senso di colpa aumentava, così ho scritto un biglietto anonimo: “Grazie per la connessione, ma ti rubo più traffico che cortesia ;)”. L’ho lasciato sotto il suo portone. Il giorno dopo, la rete non c’era più.

Lascia una risposta