L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Basta poco

Mi chiamo Marta e abito in un condominio a Milano, terzo piano, lato cortile. I signori del piano di sotto, marito e moglie sulla settantina, non li ho mai sopportati. Non perché abbiano fatto chissà cosa, ma per quella serie di piccoli fastidi che, sommati, ti fanno venire voglia di cambiare casa: la tv accesa a tutto volume anche alle 2 di notte, il cane che abbaia appena sente un rumore, lui che sbatte le tapparelle ogni mattina alle sei e mezza come se stesse lanciando segnali di soccorso.

Avevo provato a scrivere un biglietto, mesi fa. Gentile, educato. Risposta mai arrivata. Allora ho fatto finta di niente per un po’. Finché, un giorno, tornata da lavoro con mal di testa e ciclo, sento la televisione talmente forte che sembrava ci fosse Bruno Vespa nel mio salotto. Ho perso la pazienza: sono scesa, ho suonato, e ho sbottato. Niente insulti, ma toni accesi sì. La signora mi ha chiuso la porta in faccia. Due giorni dopo, sul mio zerbino, ho trovato delle briciole di crocchette. Coincidenza? Può darsi. Ma a me è sembrata una dichiarazione di guerra.

Ecco un altro VDI:   Il postino di me**a

È andata avanti così per mesi. Silenzi ostili in ascensore, porte sbattute, nessuno che cedeva il passo. Poi un giorno, mentre rientravo con due buste della spesa, li ho visti seduti sul muretto del cortile, con il cane. Lei aveva la faccia stanca, lui zoppicava leggermente. Ho tirato dritto. Ma la sera, non so perché, mi è venuta un’idea. Ho scritto un foglietto a mano, con la calligrafia che usavo alle medie: “Sabato alle 18: aperitivo in cortile. Porto io patatine, olive e prosecco. Se volete, fate un salto”. L’ho infilato nella buca delle lettere dei miei sei vicini di piano.

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