L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

La bio mamma ed il cane zombie

Inizio questo nuovo capitolo consapevole di come lo inizierò, ma non di come lo terminerò.

Troppe cose da dire, da raccontare, da ricordare e da inserire in un unico post.

Cercherò di procedere con ordine, il mio concetto di ordine, ovviamente.

La bio mamma è una donna sulla quarantina, esile, non molto alta, occhi scuri e i capelli di un nero corvino. Le sue peculiarità distintive sono una voce meravigliosamente gracchiante ed il dono della “tuttologia”, ovvero la conoscenza smisurata di tutto. Lei sa, conosce..

L’appellativo bio deriva dal fatto che negli anni si è sempre vantata di nutrire i propri figli solo ed esclusivamente con cibo naturale e biologico. Non mancava di fotografare le raccapriccianti creazioni culinarie postandole sui social, magari prima di essersi taggata in un noto fast food, sempre rigorosamente BIO eh, quello con la lettera M gialla su sfondo rosso per capirci.

È dotata di una capacità innata di litigare con qualsiasi forma di vita antropomorfa: il vicino alla sua destra, il vicino alla sua sinistra, il vicino del piano superiore, il vicino di due piani sopra il vicino che non c’è più, il padrone di porchettocane, gli altri 43 vicini non ancora nominati e il mio nano da giardino, che tengo, pur non avendo un giardino, nel camino in terrazza nella speranza che bruci….cosa inspiegabilmente mai avvenuta.

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Ma non è il pessimo carattere della bio mamma l’argomento che voglio affrontare, anche se credo che nell’arco di 300 metri dalla sua abitazione esistano almeno 60 persone che la vorrebbero eliminare…

Voglio parlarvi del suo immenso amore per gli animali, per i cani in particolare…sarà una storia triste ve lo dico già.

Lei oggi ha un simpatico cagnolino, davvero, senza alcun sarcasmo.

Prima di questo ne ha avuto un altro che ha amato ciecamente fino allla follia fino a quando è morto definitivamente all’età di 14 anni…ma questa non è la parte triste.

Si ho proprio scritto “morto definitivamente”, perché era già morto in altre due o tre occasioni negli anni precedenti.

La prima volta, circa 10 anni fa, portò il cane per un problema grave dal veterinario.

Il veterinario salvò il cane lo resuscitò letteralmente, ma le spiegò che il problema si sarebbe ripresentato e lui non lo avrebbe più operato a causa del dolore che avrebbe sopportato il cane.

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Il cane stette bene per qualche anno, ma la profezia del veterinario si avverò e cominciò a manifestare nuovamente i sintomi.

Consapevole che il veterinario non l’avrebbe mai aiutata si è rivolta ad un “professionista alternativo esperto di animali”. Non ho mai capito bene cosa sia stato fatto a quella povera bestiola… il trattamento che questo professionista fece al cane l’ha reso un cadavere ambulante, praticamente un cane zombie.

Forse ha usato quella famosa tecnica che consiste nel seppellire l’animale in un cimitero per animali costruito a sua volta su un vecchio cimitero dei nativi americani.

Quel cane era diventato la brutta copia di se stesso… alcune zone del suo corpo erano in lenta e costante putrefazione. La cancrena prendeva il posto del pelo maculato in tutto il suo corpo…

Quel cane soffriva, ma lei lo amava, forse troppo per separarsene e non giudico le scelte, ma vi racconto i fatti…

L’odore di cadavere, misto a feci era nauseabondo ed il cane era diventato aggressivo, ma allo stesso tempo inerme e privo di forze e capacità di reagire.

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I vicini confinanti non potevano più uscire nei loro giardino, per il fetore acre che attirava le mosche. Così almeno sostenevano..

Il cane zombie successivamente ad un nuovo trattamento perse un bulbo oculare. Era penosamente terrificante…

Ma ancor di più la sua padrona che si ostinava a tenerlo in vita come uno scienziato pazzo fa con la sua creatura.

All’ultima resurrezione perse l’uso delle zampe costantemente avvolte da cerotti per evitare l’iniezione della cancrena….

Addirittura due veterinari che lo videro chiesero come fosse possibile tenere in vita una povera creatura così … erano stupiti dal lavoro del loro “collega”, ma ignoravano che il cane fosse vivo grazie a dei riti di cui preferisco non sapere nulla…

Persi anche il secondo bulbo oculare e il completo l’utilizzo degli arti posteriori e anteriori, la bio mamma si rese conto che era giunto il momento di lasciar andare il cane zombie, anziano, sfinito putrefatto.

Avevo preventivato che sarebbe stata una storia triste…

Ma è l’antefatto per comprendere meglio questo personaggio controverso.

Una perfetta vicina di casa.

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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