L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Il topo

Madre natura mi ha fatto 35 anni fa e mi ha creato alto 194cm, poi mi ha dotato di 89kg di peso ben distribuito. Manterrò l’anonimato perché non si venga a sapere che, nonostante il mio aspetto “da macho” ho una paura fottuta: i topi.

Ne ho proprio il terrore e quando ne vedo uno salto sulle sedie come le signorine stereotipate dei film. Quando penso a questa mia fobia, mi ricordo degli elefanti e della loro proverbiale paura dei topi. Anche la lettura di Topolino da piccolo, non ha aiutato: mi stava sulle balle anche il personaggio Disney, così saccente, presuntuoso e con quella voglia di fare il simpatico a tutti i costi, che poi, diciamocela tutta: anche Minnie non era una gran topa.

Adoravo, invece, Paperino un po’ sfigato, ma molto più vicino ai miei gusti. Ecco il karma: se non avessi detestato Topolino, forse, mi sarei trovato un papero in cima alle scale, invece è un cazzo di topo.

Vivo in un quartiere di una grossa città e non ho mai avuto problemi con i vicini se non le solite cose “normali” quando si vive in una comunità, nonostante questo, vi racconto questa storia perchè penso che da questa io abbia davvero capito cos’è un vicino da incubo.

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Qualche tempo fa, torno a casa e parcheggio nel mio garage, come tutte le sere. Una volta sceso dalla macchina, prendo il mio zainetto con il pc e 2 buste di spesa, appena fatta. Esco dal box, appoggio le buste e chiudo la serranda. Mentre faccio questo movimento, vedo, con la coda dell’occhio qualcosa che si muove alle mie spalle.

Mi giro di scatto, non c’è nulla. Può capitare di aver la sensazione di vedere qualcosa che non c’è, quindi non mi preoccupo troppo, chiudo la serratura e mi incammino verso le scale che portano all’ingresso.

Faccio 2 gradini e lo incontro.

Un topo, merda! Non è neanche troppo piccolo, non è neanche così “grigio topo” come me l’aspettavo, tende al marroncino. Credo sia la prima volta che vedo un roditore in modo così nitido. Sta immobile è nella parte alta della scala, praticamente siamo alla stessa altezza. Ora, per dovere di cronaca: questa scena è durata 4 o 5 secondi, forse 7/8 ma vi assicuro che per me è stata un’eternità, per cui provo a descriverla per come l’ho vissuta, con una sequenza spazio temporale sicuramente distorta dalla mia fobia.

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Appena lo vedo ho i brividi che corrono lungo la schiena. Lui mi fissa come se fosse il cattivo dei film Western. Sembra una di quelle scene dei duelli con la pistola, mi sembra di sentire una musichetta in stile Morricone. Entrambi con lo sguardo di fuoco, ben consapevoli che uno dei due, presto dovrà morire. I movimenti lenti a cercare di raggiungere il cinturone con la Colt, con calma, senza dare all’altro l’impressione di essere pronto allo sparo.

Lo fisso, lui è praticamente paralizzato. Non mi voglio far intimidire, da un essere così piccolo e lui lo sa: “non mi voglio far intimidire da questo cazzone così alto”, starà pensando.

Mi rendo conto che sono pietrificato: se quel “coso” si muove, svengo. Se rimane li fermo, svengo lo stesso. Svengo in ogni caso, ma cerco di trovare in me la forza per sconfiggere la fobia (alla faccia, madre natura mi avrà anche fatto alto, ma mi ha fatto scemo). Sono ufficialmente terrorizzato.

Non voglio urlare, se mi sente qualcuno cosa può pensare? La porta dietro di me si è chiusa sto pensando di usare le mie 2 buste della spesa come arma ma il vero problema è che siamo io e un topo a 3 metri di distanza. Lui in cima alle scale, io in fondo. L’idea che siamo entrambi in uno spazio chiuso mi fa rabbrividire ancor di più, anche perché lui continua a star li a fissarmi, immobile.

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Provo con la tecnica della “voce possente” e la poca aria che attraversa le mie corde vocali mi fa dire un timido (ma profondo) “oooh!”. Niente, la creatura malvagia non si sposta, ma cazz… non avrò beccato un topo sordo? Ci riprovo “oooohhhh“. Questa volta la bestiaccia si sposta arriva nel pianerottolo della rampa, corre velocissimo, poi si riaffaccia a pochi centimetri da dove si trovava prima. Vedo meno il suo corpo e quella coda che mi fa ribrezzo, ma vedo meglio la sua faccia, con quegli occhi nerissimi che mi fissano.

Realizzo che anche il poveraccio è in trappola: è tornato nel punto in cui era perché la porta in cima alle scale deve essere chiusa. Adesso comincio a capire che è più terrorizzato di me, ma la cosa non mi è molto di conforto.

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