Abito in una villetta a schiera, zona tranquilla, verde, con quei vicini da “buongiorno e buon weekend” che ti salutano anche se non ricordano come ti chiami.
In generale si sta bene. C’è chi ti regala le zucchine dell’orto, chi fa il barbecue ogni sabato ma ti invita almeno a un bicchiere, e c’è anche la coppia di pensionati che ti controlla il balcone quando sei via.
Fin qui, tutto idilliaco.
Poi però c’è lui.
Classe 1980 e qualcosa, disoccupato, vive con mamma e papà in fondo alla fila delle villette. Non lavora, non studia, spera.
Spera, nello specifico, che a 42 anni lo notino e lo facciano diventare calciatore professionista. Giuro. È convinto di avere “una visione di gioco che manca in Serie A”.
Non sto scherzando, l’ha detto davvero. A mio marito. Sotto casa. Ore 2:15 del mattino.
Perché tanto lui è sveglio a quell’ora. Sempre.
Lascia una risposta