L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Il clan dei VDM

Voglio raccontare dei miei primi VDM.
Ormai fortunatamente solo uno spiacevole ricordo.
Anzi, in questo è più corretto parlare di clan di VDM.

Sì, perché nella stessa casa confluirono, per esigenze che non è affar mio analizzare, più nuclei familiari tutti imparentati tra loro.
La vicenda ha avuto luogo qualche anno fa quando, insieme alla mia fidanzata (attuale moglie), presi in affitto la mia prima casa. Si trattava di un piccolo appartamento all’interno di un condominio di sole 8 unità disposte su 3 piani.
Già dai primi tempi intuiamo di trovarci in un contesto abbastanza complicato.

Molto probabilmente perché eravamo i condomini più giovani del palazzo, abbiamo ricevuto da subito un’accoglienza abbastanza tiepida da parte dei nostri vicini.
L’unico vicino che si è sempre comportato in maniera “umana” è stato il vicino che occupava l’attico sopra di noi, sempre molto gentile e disponibile.
Un grande punto a suo favore era che, nonostante si trattasse di una famiglia di 4 persone, di cui 2 erano bambini in età elementare, sembrava quasi di non averli sopra la testa.
Sì ok, ogni tanto poteva capitare di sentire i bambini giocare ma non era assolutamente qualcosa di cui ci si potesse lamentare.
“Di che ti lamenti allora?”

Ecco un altro VDI:   Goody

Eh troppo bello così, infatti, dopo poco tempo il gentile signore si è trafserito per motivi di lavoro e ha affittato il suo bell’appartamento sopra il mio.
Qui sono iniziati i problemi, perché nell’appartamento si è trasferito il Clan di VDM.

Il clan era composto da madre in età “matura”, 2 figlie sulla quarantina avanzata ed un figlio di età compresa tra i 10 e i 14 anni. Il clan ha fatto, sin dal primo momento, qualunque cosa si potesse fare per farsi odiare visceralmente dai vicini. Hanno iniziato con il trasloco effettuato, per motivi che tuttora ignoro, in piena notte. Il tutto è andato avanti, con frequenti cene frequentate da curiosi individui di tutte le età che spesso, terminato il pasto, non trovavano di meglio da fare se non fare due passaggi con il pallone (il figlio di una delle VDM era, agli occhi della madre, la reincarnazione di Falcao. Agli occhi degli altri era un bambino obeso, molto maleducato).

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A questo aggiungiamo la cenere e le cicche di sigaretta che trovavo puntualmente sui miei davanzali; i mobili e gli oggetti trascinati qua e là per casa; l’auto parcheggiata nei modi più curiosi e potrei andare avanti.

Una delle componenti del clan era arrivata a mettere le lenzuola ad asciugare sul parapetto del suo terrazzo, il tutto in barba alle regole condominiali che lo proibivano tassativamente e, senza contare che queste lenzuola andavano a coprire la finestra della mia cucina e in quel caso, lo ammetto, ho ceduto all’istinto e ho tirato il lenzuolo facendolo venire giù e obbligando la “signora” a recuperarlo, più tardi, da sotto un’auto.

Non si fa? Poco civile? Chi se ne frega! Che soddisfazione!

Ovviamente dopo un po’ di tempo, complici i molteplici richiami da parte dell’amministratore e l’insofferenza che un po’ tutti i condomini iniziavano a mostrare (io specialmente, io non riesco proprio a nascondere se mi stai antipatico), il clan si sentì vittima di un complotto ai loro danni.
Cambiare le loro barbariche abitudini? Giammai!
Il lieto fine?

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Abbiamo terminato gli studi, cambiato lavoro e comprato una casa da un’altra parte. Un attico.
Loro? A quanto so sono ancora lì, a fare la guerra con la civiltà.

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