L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

e niente..

E niente… sono arrivata al punto di farmi mettere i pannelli fonoassorbenti in camera da letto. Pannelli piombati, tra l’altro. Non economici. Non belli da vedere. Ma necessari.
A mie spese, ovviamente.

Perché i maledetti vicini — una coppia che definire tossica è farle un complimento — hanno deciso che casa loro è una specie di escape room al contrario, dove l’unico obiettivo è non lasciarsi, ma urlarsela addosso giorno e notte.

Lei, tono da sirena dell’antincendio.
Lui, voce cavernosa da demone del fastidio.

Di notte litigano. Sempre. Non c’è un tema ricorrente: una volta per i piatti, una volta per un messaggio, un’altra per il cane della madre di lei (che, per inciso, non ho mai visto né sentito). In compenso, loro li sento benissimo.
La parete tra la mia stanza e la loro sala dev’essere spessa quanto un foglio di carta forno, perché ogni “BASTA URLARE!” rimbalza contro il mio cuscino come una sassata.

E di giorno… peggio. Lui lavora in smart working.
Cioè: sta al telefono. Tutto il giorno. Dalla mattina presto.
Urla, gesticola (sì, si sente anche quello), ride, si arrabbia, e ogni due telefonate fa partire una videocall a volume cinema multisala. Il tutto mentre io, che faccio turni massacranti in ospedale, cerco di dormire.
Anzi, cercavo.

Ecco un altro VDI:   Ora ditemi che i cani non sono intelligenti.

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