L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Un “carissimo” vicino

Oggi ho trovato un mazzo di chiavi per terra nel vialetto del condominio. Due chiavi: una d’auto e una probabilmente di casa. Nessun portachiavi identificativo, nessuna targhetta. Solo una minuscola scritta “Fiat” ormai sbiadita, come a voler dire “buona fortuna”.

Non ci ho messo molto a intuire a chi potessero appartenere: erano a pochi metri dalla macchina del nostro “carissimo” vicino del primo piano, quello sempre pronto a giudicare e a sbuffare se qualcuno parcheggia mezzo centimetro fuori dalle righe. Ma la cosa buffa è un’altra.

Un paio di mesi fa, lo stesso vicino — con la sua solita eleganza — ha dato dell’“accompagnatrice”, in mezzo all’androne, a mia madre. Mia madre, 67 anni, vedova da tre, che stava semplicemente salendo con una borsa della spesa e un sorriso educato. Nessun motivo, nessuna provocazione. Solo un insulto gratuito, lanciato con la naturalezza di chi è abituato a sparare cattiverie a caso, magari per sentirsi vivo.

E ora eccoci qua: le sue chiavi, perse. Io che le raccolgo. E lui che, probabilmente, si aggira confuso da ore nel parcheggio, grattandosi la testa e chiedendosi dove diamine siano finite.

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Da cittadino onesto quale sono, mi sono premurato di portare le chiavi alla stazione dei Carabinieri. Ovviamente, non c’era alcun modo per identificarne il proprietario, e così sono finite in un bel sacchetto trasparente etichettato “ritrovamenti”.

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