L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Trash, divinità e animali

Ero pronto per raccontarvi dell’ultimo inquilino che ha abitato l’appartamento di fronte, subito dopo la ballerina e i Zoran

Sarebbe stato un racconto veloce, incentrato sulle doti clamorose e invidiabili di questo ragazzo e la sua bellissima fidanzata, che se non navigati attori della Po**o Valley, potevano essere almeno dei fantasiosi ed esperti doppiatori di film per adulti.

Ma forse sarebbe stato un post banale pieno di scontati riferimenti sessuali, parole volgari e suoni onomatopeici, tanti suoni onomatopeici.

La vita però ti riserva sempre delle sorprese e inaspettatamente l’altro ieri è successo il fatto.

Premessa.

Nel mio Comune, come in altri piccoli comuni, il ritiro dei rifiuti viene fatto porta a porta in giorni fissi della settimana a seconda del tipo di rifiuti.

Non esistono cassonetti e i rifiuti vengono depositati la sera prima in luoghi individuati dal Comune stesso, per ogni singola abitazione.

Essendo il nostro condominio abbastanza grande e popolato spesso può capitare che qualcosa non funzioni alla perfezione: ci può stare, non è mai morto nessuno.

Ieri avrebbero dovuto portare via tutto il “secco non riciclabile” che viene depositato nel parcheggio antistante il condominio, all’interno di sacchetti gialli trasparenti.

Il fatto.

Un sacchetto nero giaceva nel punto di raccolta dei rifiuti, solo soletto riscaldato dal calore del sole delle ore 14.00.

A quell’ora di solito rientro dalla passeggiata col cane visto che alle 14.30 riattacco a lavorare da casa in questo periodo di Smart working forzato.

Attorno a quel sacchetto, un manipolo di persone si era ritrovato a discutere animatamente su come mai il rifiuto fosse lì e non fosse stato raccolto dagli addetti.

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Non avevo mai notato che alle 14 ci fosse cosi tanta gente nel mio condominio.

Il vecchietto del cancello automatico, quello che assomiglia a Carl Fredricksen, il signore del film UP, si muoveva fluttuante con fare preoccupato dicendo: “chi xè, chi xè stà” (chi, chi è stato!)

Caspita è solo un sacchetto! Pensavo mentre toglievo le cuffie dalle orecchie e mi ero ormai avvicinato.

Dominic il drifter, a petto nudo, esclamava: “non xè mia possibie, dopo tuti sti ani la gente non xè gnanca bona a butar le scoasse…” (non è possibile,

Dopo tutti questi anni la gente non sa buttare la spazzatura) il tutto intervallato da varie combo divinità + animale…. del resto that’s Veneto!

Mister e Miss precisettini stavano decidendo se aprire il sacchetto e verificare di chi potesse essere.

Io: ma davvero volete aprire la spazzatura? Di altri?

E lì partiva un pippone da paura degli altri avventori sul se per caso poteva essere “violazione della privacy” o “furto nei confronti del Comune”, chiedendomi di partecipare e dare il mio contributo al dibattito giurisprudenziale… che palle…anche no…

Il pragmatico Jean Paul esclamava: “andè in mona, lo porto mi nei cassonetti appena vao in centro” (lo porto io nei cassonetti appena vado in centro città).

La bio mamma ci dava lezioni sull’inquinamento terrestre e sulle gravi conseguenze per le future generazioni a causa di questi fatti incresciosi…

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Altri inquilini, mai visti, erano lì che dicevano la loro preziosa opinione mentre riempivano l’atmosfera di fumo…

Il post covid sarà un mondo migliore, dicevano….. e questi discutevano per un cazzo di sacchetto.

In quel momento.Non me ne fregava nulla. Avevo fretta di salire, ero in ritardo e volevo andarmene da lì.

Così dico una cosa che mi sembrava sensata e mi avrebbe tolto velocemente da quella situazione: “vabbè dai faccio un salto io in discarica oggi pomeriggio, è un sacchetto solo dai, è da tanto che non capitava”….

E così tra i “non xè mia posibie”, i “chi xè sta?!”, i “che incivili”, i “ci estingueremo tutti” e le varie combo divinità-animale sentivo che mi sta prendendo veramente male….una brutta sensazione.

Un senso di oppressione mi coglieva, brividi freddi nonostante l’orario e il sole.

Mi sentivo uno di quegli animali prima della calamità naturale.

Avete presente quando Uma Thurman sta per sfidare il suo avversario in Kill Bill e parte quella musichetta bitonale?

Avevo sentito anche quella musica….

Ma la stavo sentendo veramente!!!! Era la suoneria del cellulare di Dominic…non ero pazzo allora!

La sensazione di fastidio era sempre opprimente, sudavo e improvvisamente dalla mia destra appariva lui.

Si.

Dexter.

Appena parcheggiata l’auto veniva verso di noi e in maniera molto educata esordiva con uno: “scusate il sacchetto è il mio”…

Se fossi Spider-Man avrei pensato che quella sensazione era dovuta al mio senso di ragno… ma credo di non avere nessun sesto o settimo senso.

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Silenzio…. e altre combo sussurrate divinità-animali di sottofondo.

“Dovete scusarmi. Ho sbagliato orario e l’ho messo giù stamattina, mi era venuto il sospetto che non fosse corretto perché era l’unico sacchetto, scusate ancora, me lo riporto a casa”….

Il vecchietto: “si ma il sacheteo nero no i lo tira mia su istesso) il sacchetto nero non lo tirano su ugualmente)…

Non lo contraddire!!! Che fai? Sei pazzo? Pensavo tra me e me…

Poi in realtà riflettevo: “non sarebbe male se Dexter facesse sparire il vecchio del cancello automatico….”

Dexter prendeva così il sacchetto in mano, sembrava pesante… molto pesante…. salutava e saliva verso casa sotto lo sguardo compiaciuto dei vicini giustizialisti…

Tutti felici di aver risolto la questione e aver messo i puntini sulle i con il nuovo arrivato.

Io un po’ meno… avevo ancora quel senso di oppressione e alla fine mi renderò conto che non erano i sensi di ragno, ma non avevo ancora mangiato e mi stavo auto digerendo.

La domanda è sempre quella.

Possibile sia davvero arrivato l’inquilino perfetto?

Dopo anni di rumori molesti e fatti, definiamoli, bizzarri?

Certo che no! Il sacchetto nero pesante! Perché mai ci ha tenuto così tanto a riprenderselo?

Lui sa che lo volevo prendere io e buttarlo…

Due indizi non fanno una prova, ma in questo post si…

Dexter è decisamente chi penso che sia…

Vaneggiamenti di una mente a digiuno.

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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