L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Lo scambio

Avevo 35 anni, 30 la mia compagna. Abitavamo insieme da diversi anni, ma ci eravamo trasferiti da poco più di un anno. Non avevamo mai parlato con nessuno dei vicini. Ci eravamo sempre limitati a salutare cordialmente chiunque avessimo incontrato e basta.

Nella palazzina, tutti avevano un pezzetto di giardino e il mio confinava con da un lato con quello di un altro vicino (vicino A) della stessa palazzina mentre l’altro lato confinava con Vicino B, in una palazzina gemella, identica alla nostra.

Avevamo cominciato da poco a parlare con  “vicino B” e consorte e abbiamo cominciato a farlo grazie allo schifo che “vicino A” lasciava nel suo giardino. Ci eravamo ritrovati fuori, divisi da una rete verde a criticare Vicino A e lo sporco, la cacca del cane, il disordine e soprattutto la puzza che arrivava da quel pezzetto di discarica, chiamata impropriamente giardino.

Abbiamo passato mesi divisi dalla rete vedendoci spesso e volentieri, sempre cominciando a parlare di  “vicino A” e poi spostandosi su altri argomenti. Parlando e parlano abbiamo scoperto che avevamo degli interessi in comune: motociclisti, con moto molto simili stessi gusti, stesse opinioni e stessi pensieri. Solo il tenore di vita era diverso perché loro se la passavano davvero bene.

Ecco un altro VDI:   La vicina violenta

Una sera la mia compagna decide di invitarli da noi, oltre la rete, a cena. Abbiamo passato una serata molto piacevole. Erano belli, colti, simpatici, insomma, due vicini ideali, 2 nuovi amici. “Lei” aveva qualcosa di magnetico e per la mia compagna, “lui” era ciò che un giorno definì “interessante”.

Passò qualche mese e decidemmo di andare a fare una gita in moto. La cosa prevedeva di fermarci fuori a dormire. Partimmo e dopo diverse ore arrivammo a destinazione. Lui era originario di quel posto e li aveva una casa: una villa stupenda che aveva ereditato alla morte dei genitori.

Mentre le signore rifacevano i letti, io e lui andammo a fare spesa. Entrammo in una rosticceria, lo conoscevano tutti, ma fu in quel momento che, qualcosa mi fece sospettare. Non so cosa, di preciso, ma dal quel momento io sentii che tutto quello che stava succedendo aveva un senso logico, di li a poco lo avrei afferrato

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