Nel mio condominio c’è (anzi: c’era) un signore del primo piano, chiamato da tutti “l’ingegnere”, anche se nessuno ha mai capito bene in cosa fosse laureato.
Non salutava nessuno.
Mai un sorriso, mai una parola.
Però era sempre pronto a scrivere nella bacheca condominiale a pennarello rosso.
Tipo:
– “Chi ha lasciato il tappetino umido nel corridoio?”
– “I bambini non sono cani, smettetela di farli correre nel cortile.”
– “Le risate dopo le 21 sono incivili.”
Una volta ha denunciato una vicina agli amministratori perché aveva messo due vasi sul pianerottolo “senza autorizzazione visiva da parte dell’assemblea”.
Lo ha scritto proprio così.
Autorizzazione visiva.
Capite con chi avevamo a che fare.
Veniamo al punto.
A inizio anno decide di installare una nuova porta blindata.
Dice che quella attuale “lascia passare troppi odori di cucina”.
Ok.
La ordina, viene un tecnico, la installano.
Tutto bene.
Fino a quando, pochi giorni dopo…
resta chiuso fuori.
Ma non una volta.
Tre volte.
Perché la nuova serratura era “troppo sensibile all’umidità” e si bloccava.
Le prime due si è fatto aprire da un vicino, la terza ha chiamato i vigili del fuoco.
Tutto il palazzo a guardare la scena.
Lui in ciabatte, capelli dritti, chiuso fuori casa a litigare col pomello di titanio e i pompieri che cercano di capire come entrare senza sfondare tutto.
La cosa assurda?
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