Volevo raccontarvi un episodio che ancora oggi, a ripensarci, mi fa ridere da sola come una scema. È successo un paio d’anni fa, ma giuro che sembra ieri.
Era una mattina qualsiasi. Le 9, più o meno. Io ero al nono mese di gravidanza, col pancione che sembrava una mongolfiera parcheggiata sul divano, e in più avevo due figli piccoli, uno di quattro anni e uno di due. Per completare il quadro idilliaco, il piccolo aveva la febbre alta e non si poteva uscire. Quindi, casa mia era praticamente un campo di battaglia con sottofondo di Peppa Pig, ciucci sparsi ovunque e calzini spaiati sul tavolo.
A un certo punto sento bussare alla porta. Non un bussare normale. Proprio quel bussare-passivo-aggressivo, come dire “so che ci sei e non ho intenzione di fingere cortesia”.
Apro. Mi trovo davanti la mia vicina del terzo piano. Capelli in ordine, faccia da lunedì mattina sbagliato e tono da insegnante di yoga che ha appena perso la pazienza.
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