L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Il ritorno in Italia

Dopo due anni in Scozia, torno in Italia e… trauma.
Veramente.

A parte il fatto che arrivato mi ritrovo il solito splendido al controllo bagagli che fa commenti sui cervelli in fuga che “tornano da mamma” e fa lo str**zo con la mia compagna perché ha aperto una cerniera in 10 secondi e al secondo colpo (“Signora, laureata, vero? ahahah…!”). Arrivo a casa dei miei suoceri e… tempo dieci giorni prendo il COVID. Inutile dire che è iniziato l’incubo.

Non sto a raccontarvi quanto, dalla Scozia, non mi fossi reso conto di che casini fanno in Italia. In più mi ero proprio dimenticato che schifo può essere il medio vicinato di quartiere.
Beh… più o meno.

Non ho preso il Covid bene, nonostante la doppia vaccinazione (non ho fatto in tempo a fare la terza) ma quello che mi ha fatto uscire fuori di testa è stato dover sopportare le continue angherie del prossimo, pure vendute come cose normali.
Dopo due anni infatti, ritorno in una via dove c’è stato parecchio “cambio della guardia” ossia molte case di anziani (purtroppo morti per il Covid) sono passate a figli e parenti.

Inutile dire che la silenziosa stradina chiusa è diventata uno strillatoio di bambini a tutte le ore. Urla, casini… e urla anche dei genitori, perché oggettivamente non se ne poteva più. Le risse tra vicini infatti, in un pittoresco incrocio di dialetti vari, erano almeno una al giorno. Le madri soprattutto si strappavano le corde vocali a vicenda.

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Coalizzati solo nel muro “i bambini devono giocare e sfogarsi!”, usato ogni volta che qualcuno protestava, di fatto il timore era quello che qualcuno, in puro stile autenticamente natalizio, prendesse in mano un fucile e facesse una strage di (poco) innocenti e genitori. Vi assicuro che gli avrei dato le attenuanti.
Pensate sia strano mettere un’altalena cigolante all’albero del giardino? Lo è. Usarla tutto il giorno e anche dopo le dieci di sera nonostante il freddo? Anche di più. Canticchiare scemenze per ore, al balcone, improvvisando uno spettacolo?
Lo hanno fatto almeno cinque bambine.

Credete che la vicina di casa con neonato abbia avuto pietà della mia bronchite? No, disturbavo il bambino. Fece subito presente a mia suocera di farmi spostare il letto altrove perché il suo povero neonato (che urlava tutte le notti) poteva essere svegliato dalla mia tosse.

E credete che la famiglia a lato, quella che aveva ridotto il giardino a un cumulo di pattume perché lui “svuota le cantine”, avesse fatto in due anni più ordine nelle sue cose? Assolutamente no. Ma la figlia di otto anni si divertiva a prendere a calci delle tavole o dei mobili vecchi e farlo il pomeriggio, mentre si annoiava in quel giardino-latrina. Povera lei, ok. Ma povero anche me che con la febbre quasi a trentanove avevo la nausea e il mal di testa.

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Chiaramente arrivato il 3 Dicembre ho visto le case già “farcite” di lucine lampeggianti talmente tanto forti che dentro la nostra camera da letto sembrava una discoteca. Secondo voi, il vicino ha pensato bene di moderarsi? No. E poiché della cosa si è anche lamentata una mamma con la quale l’addobbatrice ridondante era in lite, la tizia ha pure pensato bene di aggiungere altro: la musichetta continua di un carillon. Mio suocero, educatamente, le ha chiesto di spegnere l’apparato osceno almeno durante la notte.

La risposta fine è stata un ghignato “col cazzo”. La notte solo la musichetta finiva e regolarmente dopo mezzanotte (abbondante).

Eppure forse, dico forse, la punta di umanità migliore raggiunta dal vicinato durante la mia malattia è stato il chiedermi distanza dalle loro case, all’aperto, quando passavo. Ero ormai negativo ovviamente, iniziavo a uscire e ho avuto la tosse per altre quattro settimane. Eppure più di qualche simpatica vicina, vedendomi in giardino, mi ha intimato di tornarmene dentro perché disturbavo tossendo (aridaje) ma soprattutto “spandevo virus”. Negativo. All’aperto.
A 200 metri dagli altri.

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In modo particolare, una tizia si permise di dire che non dovevo starle vicino quando “vicino” era con lei al secondo piano.
E quando ho fatto presente l’assurdità della pretesa, la signora mi ha pure detto che quella verso il giardino era la camera del suo bambino, quindi mi avrebbe considerato responsabile se il pupo avesse preso il Covid.

Che ha preso, cinque o sei giorni dopo. Visto che, come altre persone, lei aveva ben pensato di buttare il figlio nel mucchio degli altri bambini a giocare tranquillamente (alcuni dei quali si sono ammalati a scuola o in palestra e hanno appestato le famiglie proprio a Natale).
Per concludere.

Sì, ci sono cose allucinanti che sembrano balle ma sono vere, purtroppo. La cosa che mi ha fatto più impressione è stato il fatto che in Italia la gente mi guardava con orrore e scappava, quasi insultandomi, a ogni colpo di tosse. In Scozia (dove poi ho tossito altre due settimane abbondanti) la gente si avvicinava per chiedermi se stessi bene.
Faccio anche presente che quando sono tornato indietro, dopo un mese e mezzo trascorso in Italia e praticamente chiuso in casa, controllandomi il passaporto, mi è stato pure detto “bentornato a casa”. Inutile dire che per me è stato proprio così.

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