L'erba del vicino non è sempre più verde

vicini incivili

Hifi

Abito in una palazzina, vecchia cascina ristrutturata di 3 appartamenti più una mansarda, separata da un entrata con le scale da una palazzina gemella.

Col mio vdi condividevo il muro del bagno, essendo il suo appartamento sul retro del mio ed il soffitto con un’altra famiglia, due pensionati, ottime persone, gentili, di quelli che danno un occhio alla tua entrata quando non ci sei.

Il VDI viveva con l’anziana madre, una signora di circa 40 kg per un metro e mezzo tutta nervi, lui invece piuttosto “paciocco” e per almeno 10 anni da quando mi stabilii, li avrò visti si e no una volta all’anno, però ogni tanto li sentivo.

Diciamo che, a parte il campanile vicino, non avevo di che lamentarmi, ottimi basici rapporti con tutti, pure col vdi che non vedevo praticamente mai, anche se, nel pettegolezzo condominiale qualcosa mi era stato detto, che il tizio non fosse proprio a bolla, che alzasse un po’ il gomito, che non lavorasse mai, che girasse spostando mobili di notte, cose che a me interessavano assai poco.

Ogni tanto però li sentivo: dal muro del bagno arrivavano delle urla disumane, litigi furiosi madre figlio, con epiteti e parole estremamente pesanti, qualche botto di cose lanciate o cadute. Le prime volte restai basito, mai sentito nessuno dare della p*ttana alla mamma, ed anche mi preoccupai che potessero farsi del male, dato il genere di rumori che mi arrivavano poi, chiusa la porta del bagno, il fastidio era irrisorio cosa diventò normale amministrazione.

In seguito, la madre morì e per qualche tempo tutto tacque… fino ad una notte.

Saranno state le due, son li che dormo “pasciuto e beato” quando un frastuono mi fa saltare sul letto, nemmeno il tempo di capire cos’è e c’è silenzio. Mi riaddormento ed ancora, un frastuono assurdo che, stavolta, riconosco: musica a tutto volume, un hi-fi al 100% di potenza e quando dico a manetta so di cosa parlo, sono musicista e suono in un gruppo rock.

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Una decina di secondi e si interrompe, silenzio. La cosa si ripete nelle settimane a seguire, prima a distanza di parecchi giorni, poi sempre più spesso, colpi di volume al massimo da pochi attimi ad una decina di secondi, repentini, una, due, tre quattro volte e più a distanza di minuti o anche ore, uno stillicidio per i nervi.

Per rendere l’idea del volume, si lamentarono pure gli abitanti delle case poste dall’altro lato della strada. Ovviamente nel condominio se ne parla, ma nessuno vede mai il tizio, che, pare, di giorno dorma sempre. La situazione degenera, si arriva a una cadenza quasi giornaliera e io praticamente dormo a singhiozzo, poco, male e inizio a soffrire molto la situazione, anche fisicamente: provate a non dormire quasi ogni notte e poi mi dite, oltre che ad incazzarmi assai.

A poco valgono i pugni sul muro, l’effetto è minimo o proprio non pervenuto, finché arriva la notte dell’apoteosi, quella in cui sembra di avere un concerto degli Iron Maiden dietro il muro del bagno, solo che sono i Ricchi e Poveri, ma il volume è lo stesso e decido di farla finita, sono esasperato.

Mi vesto ed esco, non posso andare a prendergli a calci la porta d’ingresso perché non ho le chiavi dell’androne, la mia entrata è esterna, mi attacco al campanello del cancello sulla strada, accompagnato dalle bestemmie di tutto il vicinato come colonna sonora.

Nessuna risposta.

Rientro in casa, prendo il mezzo metro di tubo di gomma telato da ¾ di pollice ad uso difesa che tengo all’entrata, esco di nuovo e vado alla sua finestra del bagno, attigua alla mia, ambedue danno sulla strada, ed inizio a picchiarci sopra, seriamente intenzionato a continuare eventualmente su di lui se non si fosse arrivati ad un dunque, ormai sragionavo.

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Dopo un po’ sento movimento e la finestra si apre, lo spettacolo che mi si para davanti mi lascia paralizzato, lui visibilmente ubriaco fradicio, con resti di vomito in faccia e sulla maglia, i capelli unti, dalla finestra una puzza mostruosa, una scena che dire penosa è realmente poco.

Mi fa talmente schifo che mi passa pure la rabbia e la voglia di menarlo, quindi, gli chiedo gentilmente di non provocare rumori così molesti, sperando recepisca qualcosa. Lui per tutta risposta inizia ad insultare me e tutto il mio albero genealogico, la cosa più carina detta è “testa di ca*zo“, pensate al resto, non me la sento di infierire e decido di rientrare in casa lasciandolo ancora a lungo a urlare alla finestra ed ad insultarsi con tutti gli abitanti del quartiere.

Quella notte non era cosa, ma la situazione andava risolta non essendo più sostenibile, non potevo continuare ad alzarmi la mattina per andare a lavorare senza aver riposato o dormito a rate. Decido quindi di fargli la posta, la mia entrata dà sul vialetto per cui per entrare ed uscire mi deve passare davanti e prima o poi lo vedo. Infatti lo becco qualche giorno dopo mentre esce dal cancello e si incammina in strada, mi infilo il tubo sotto il giubbino e gli corro dietro, lo prendo nel bar del paese, 300 mt da casa tranquillo a prendere il caffè.

Lo avvicino e gentilmente gli dico che non voglio più sentire quei rumori, che la sera famosa l’ho graziato visto lo stato in cui si trovava, ma un’altra volta non sarei stato così magnanimo. Lui mi guarda con due occhi sbarrati e mi dice: “che sera?”. Non si ricordava nulla.

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Capisco la situazione, ma d’altro canto devo risolvere, pertanto molto pacatamente e con molta gentilezza gli spiego fatti ed antefatti, da quanto dura, che non posso non dormire, che sono allo stremo, che se dico chi è lo menano quelli del bar presumibilmente abitanti dei dintorni e che la storia deve finire senza se e senza ma.

Lui balbetta qualcosa, che sente lo stereo con la cuffia e magari si stacca lo spinotto (ma quanto cazzo tieni il volume in cuffia?), che gli è appena morta ma mamma, che non gli pare tutto ciò.

Sempre con molta calma gli dico che mi dispiace per il suo lutto, ma non è che io e tutto il vicinato possiamo spararci per quello, io la mamma l’ho persa in modo ben più tragico ma non ho mai rotto i coglioni a nessuno; che a me “pareva” molto e che era meglio se facesse mente locale e si ricordasse del casino che piantava perché la prossima volta che mi avesse svegliato con lo stereo a manetta, non avrei sporto denuncia o cose simili, ma l’avrei gonfiato di botte, il tutto detto aprendo la giacca e mostrando il tubo.

Da notare che se c’è uno proprio avulso ad attaccar briga e alla violenza sono io, tanto per dire a che punto di cottura ero.

Morale della favola, ha funzionato.

Da quel giorno il disturbo finì. Sporadicamente si sentirono brevissimi scatti di volume e le mie notti e quelle dei vicini tornarono tranquille. In seguito,

il vdi si trasferì e di lui non ebbi più alcuna notizia.

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