L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato, Vicini invadenti, vicini violenti

Giulieo e Rometta

Mio figlio è letteralmente un bambino, proprio non mi capacito della cosa. Gli chiedo se lei è incinta, lui mi risponde di no, che si tratta di una sua scelta. Poche sere dopo, il vicino decide di fare una festa (a casa mia!) per festeggiare la cosa. Sento in me qualcosa che non va, ma faccio buon viso a cattivo gioco e cerco di fare del mio meglio per nascondere i sentimenti che ho dentro. Guardo mio figlio mentre il “suocero” lo abbraccia e lo bacia in un modo che mi urta. Non è un problema di affetto verso il ragazzo: non sono gelosa di lui, è un problema di invadenza esagerata che mi fa stare male.

Passa qualche giorno ed una notte sento dei rumori provenire dalla camera di M.

Vado a vedere cosa succede e lo trovo in lacrime, ha visibilmente bevuto è agitato, piange. Quando cerco di capire cosa è successo, mi dice che il problema è la figlia dei vicini. Chiedo se avessero litigato e lui mi risponde “no, io non mi voglio sposare, io non la amo. Io amo un’altra persona con cui sto da mesi”

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Li per li mi sento quasi mancare. Una “confessione” di questo tipo non me la sarei aspettata mai, anche se ho sempre pensato, in cuor mio, che M. fosse travolto dagli eventi ed incapace di reagire. Si sente incastrato in un rapporto che è finito da diverso tempo, dalle promesse che non vorrebbe mantenere, da un “suocero” che teme, oltre a sentire di aver incontrato una persona che gli ha cambiato la vita. Rispondo che se quella è la sua scelta, non deve preoccuparsi del suocero, ma deve essere sincero con la ragazza.

Passa un po’ di tempo e mio figlio e la ragazza parlano. In quell’occasione lui le dice la verità: del tradimento e della volontà di chiudere la storia.

Quel giorno… era il 13 di maggio, è cominciato il nostro inferno!

Partiamo con le accuse che sono state fatte a noi, minacce di morte ricevute da mio figlio da padre e madre della ragazza. Tentativi di aprire la nostra porta, sperando non chiudessimo a chiave (non l’avevamo mai fatto prima, avendo un portone esterno). Loro al balcone ad urlare ogni tipo di parolaccia nei miei confronti, nei confronti di mio marito e soprattutto nei confronti di mio figlio, con lancio di oggetti di ogni genere quando ci vedevano passare.

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