Questa è una storia a lieto fine.
Ero nel mio letto alle 2.15 del mattino ad occhi aperti perché impossibile dormire col casino che veniva dal piano di sopra dove due conviventi ventenni avevano organizzato l’ennesima festa tra amici.
A nulla sono valse le mie proteste degli ultimi 5 mesi e credo che, visti i miei disonorevoli 40anni, ormai mi considerino solo l’ennesima boomer che odia i giovani. Ma che ne sanno loro di cosa ho passato io?
Il punto è che io, l’unica cosa che odio, è questo posto dove sono stata costretta a trasferirmi dopo aver perso la mia casa. La mia bella, silenziosa e privata casa dove ho vissuto tutta la vita e l’unico posto che amavo davvero. Vedevo le montagne dalla finestra e venivo svegliata dagli uccellini (maledette tortore a volte) e dai cani del vicino che però amavo come fossero miei.
E amavo anche lui, il mio vicino. Per quanto si possa amare un anziano burbero stile nonno di Heidi, ma che conoscevo da una vita e che mi ha sempre detto: “Non sei sola ok? Se hai paura chiama. Se succede qualcosa chiama. Se nevica e hai problemi a uscire con la macchina chiama.”
E adesso tutto questo l’ho perso e sono qui, in un posto dove mi sento soffocare, dove mi sento a disagio perché assolutamente non abituata alla vita di condominio. Dove tutti urlano e parcheggiano dove vogliono. Dove tutto ciò che faccio è sotto gli occhi di tutti (cosa che detesto) e dove tutto quello che fanno gli altri lo vengo a sapere causa muri sottili (che è una cosa che se possibile detesto ancora di più!)
Come può piacere a qualcuno vivere così a stretto contatto col prossimo? Per me è una sistemazione insopportabile se solo non ci fossi stata costretta.
Basta, il rumore è intollerabile, mi alzo e vado in cucina a fumare una sigaretta. Sto fumando troppo…molto di più rispetto a prima da quando sono qui e questo mi preoccupa ma è l’unica cosa che riesce a calmarmi.
Sono indecisa se piangere o no, d’altronde ho già pianto ieri mattina…decido per il motto di Rossella O’ Hara: “piangerò domani”, quando l’occhio mi cade sulla rivista che ho acquistato il giorno prima. Decido di sfogliarla un po’, tanto non ho più sonno, e dalle pagine cade un gratta&vinci che avevo scordato di aver preso insieme al giornale. Perché no? Grattiamo.
Non ho una moneta sotto mano e uso la coda di un cucchiaino. E resto lì, a fissarlo per dieci minuti buoni perché anche se solo un numero corrisponde a una vincita non ha importanza perché è la più alta. È il jackpot.
Il mio urlo si confonde con quello dei ragazzi al piano di sopra, nessuno mi ha sentito. Ho vinto, sono ricca, ho vinto una barca di soldi….posso andarmene!
Non dormo più, giro per casa, sogno, fantastico, mi organizzo nella mente tutti i passaggi fondamentali da compiere al più presto per andare via, forse riesco anche a riavere casa mia…forse…
Alla fine piango, ma solo perché non è vero. Perché vorrei che lo fosse. Perché non so in che altro modo fare.
Fantasie che ti aiutano ad andare avanti, o forse ti fanno solo più male che bene.
Daniele
Chiunque tu sia… Sai scrivere! C@zz0 se sai scrivere
Ho letto libri da classifica scritti mooooolto peggio