Sto cercando di scrivere con un minimo di calma, ma giuro che mi sta venendo da urlare.
Sono le 22:17 di una sera qualsiasi — o meglio, di una sera qualsiasi per me, perché per il mio vicino dev’essere già Natale, Capodanno e pure Ferragosto insieme.
Sì, perché sta facendo la cena di Natale.
O di Capodanno.
O entrambe.
O tutte le festività religiose e laiche del mondo concentrate in un bilocale da 50mq.
Giuro, li ho contati: almeno 16 persone, forse di più, perché ogni dieci minuti si apre la porta e ne entra un’altra. Ridono, bevono, si urlano addosso da una stanza all’altra.
Mascherine? Zero.
Distanziamento? Solo tra il buonsenso e il cervello.
E lo fanno qui, in Lombardia, in zona gialla, mentre ogni santo giorno leggiamo di morti, terapie intensive, gente che non riesce nemmeno a salutare i parenti prima che se ne vadano.
Ma a quanto pare, se hai un divano Ikea e un prosecco nel frigo, tutto passa in secondo piano.
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