L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

L’amore peloso

Primi giorni di autunno. L’estate è finita da poco, così come da poco è finita la relazione con l’uomo che credevo mi amasse. Sono sola in casa, sotto il piumone tirato fuori da pochi giorni perché la sera le temperature sono molto basse. Domani mattina posso dormire perché ho un giorno di permesso. Ormai sono talmente abituata a svegliarmi a quest’ora che non riesco più a prendere sonno, ma ci provo, tirando un po’ il piumone e cercando di godermi il calduccio. Lo tiro e sento qualcosa sopra il letto che lo trattiene.

Non capisco cosa sia, penso a un cuscino o qualcosa lasciato sul letto dalla sera prima. Sposto le gambe e sento distintamente che c’è qualcosa sul letto. Nel buio allungo una mano, sento del pelo e un inconfondibile verso, tipo “miao”. Faccio un salto come se avessi visto un fantasma e scatto in piedi sul letto.

Mer*a un gatto che dorme sul mio letto!

Lui mi guarda chiudendo leggermente gli occhi e non si muove di un millimetro. Oddio, ho il terrore dei gatti! So di essere allergica al loro pelo, mi alzo di corsa e prendo una canottiera, che mi porto al viso, cercando di trattenere il fiato. Da dove arriva questo gatto???? Come fa a essere in casa mia? Non è possibile è tutto chiuso. Faccio mente locale e penso che deve essere il gatto della vicina, lo sta cercando da giorni, adesso la chiamo e le dico di portarselo via subito.

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Non importa se è mattina presto. La chiamo. Prendo il telefono ed esco dalla camera poi chiudo la porta a chiave come se dovessi intrappolare un mostro che mi vuole sbranare. Tengo la canottiera in testa per evitare il pelo. “Rita corri, il tuo gatto è qui, vieni immediatamente a prenderlo”.

5 Minuti dopo suona il campanello. Apro, è Rita. Sono conciata male, con il pigiama e i capelli arruffati, tutta spaventata e… beh… con una canottiera a coprirmi la faccia. Lei ridacchia poi insieme ci avviciniamo alla porta della camera. Lei apre e il gatto è li, sul letto seduto che ci guarda, ancora un “miao” e continua a guardarci. Rita si gira verso di me, mi tolgo la canottiera dalla faccia e lei mi dice: “ma quello non è il mio gatto”. Io rimango impietrita.

“Nooooo… ma cosa dici? E allora di chi è?” Le chiedo. “Ah non lo so, ma quello è un cucciolo e il mio è completamente diverso” Quasi supplicando le dico: “Lo porti via Rita? “ Lei mi risponde: “sarà di qualche altro vicino… portalo dal veterinario, bisogna anche controllare se ha il microchip, ti do il mio trasportino. Io tra poco devo andare al lavoro”.

Mi accorgo che nel frattempo mi sono avvicinata senza la canottiera in faccia, faccio qualche passo indietro, me la rimetto, poi la tolgo e la rimetto ancora. Per giorni provo a mettere annunci dicendo di aver trovato un gatto, con tanto di foto, non ha alcun microchip.

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Con il passare dei giorni ho scoperto che la mia allergia al pelo di gatto non è mai esistita, fino a quando mia madre mi ha confessato che è stata la scusa che ha usato per evitare che chiedessi un cucciolo da piccola.

8 anni dopo, lui è ancora con me, a volte un po’ bastardo ma di una dolcezza infinita, un compagno amorevole che dorme ancora sul mio letto.

Nel frattempo mi sono sposata con un uomo fantastico e sto aspettando una bambina che nascerà tra poche settimane. Non ho mai saputo da dove è arrivato quel felino malefico ma volte penso sia stato un dono del cielo (tranne quando mi fa incaz*are).

Ammetto che mi ha distrutto mezza casa, ma è una parte fondamentale della mia vita.

Il gatto di Rita non è mai stato ritrovato.

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