Come dissi, l’ultima famiglia sfortunata ad incontrarla fu la mia.
I miei, quando si trasferirono nell’attuale condominio, la incontrarono subito dato che abitava nell’appartamento accanto.
Mia madre veniva da un’altra regione ed era spaesata, e lei si mostrò subito disponibile. Le altre due vittime, riconosciuto l’andazzo, avvisarono subito mia madre, ma lei ahimè non diede loro retta. Da allora cominciò l’incubo.
Ogni giorno dentro casa, quando i miei uscivano e lei doveva “tenerci d’occhio” o stava piantata davanti il televisore costringendoci a vedere quello che voleva lei. Io mia sorella guardavamo la TV o giocavamo alla play in un altra stanza e lei cominciava a lagnarsi: “Mi sento sola”, per costringerci a stare con lei e per farsi bella quando tornavano i miei dicendo: “Sono così affezionati a me che non mi hanno lasciata un attimo.
In altre occasioni razziava il frigo e incolpava me e mia sorella. Faceva danni in casa? Incolpava sempre noi. Una volta, per dirne una, sporcò il divano con un gelato e diede la colpa a me, ma le andò male dato che mio padre vide tutto.
Quando andavo all’asilo faceva pure dei giochetti psicologici per fare in modo di scroccare le vacanze partendo con noi. Come? Faceva finta di piangere dicendo a me, un bambino: “Mi lasciano qui tutta sola, io come faccio? Voi andate in vacanza e io sto qui abbandonata”.
Io mi impietosivo e andavo a piangere dai miei. Fu una delle rare volte che mia madre le urlò contro.
Ci provò anche con mia sorella in seguito, ma lei disse: “Vabbè tanto torniamo”.
Poi partiva con i “sensi di colpa” del tipo: “Io ho cresciuto i tuoi figli”, ma le andava male perché era l’altro caso in cui miei le rispondevano per le rime. La sua ultima trovata fu dire mio padre: “Ho sognato tuo padre (mio nonno) che mi ha detto di guardare i tuoi bambini”.
Dovevate vedere lo ne sguardo omicida di mio padre. Questo accadde dall’asilo alle elementari.
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