L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

La VDI sono io

Abito in una villetta a schiera fatta con il cartoncino e sento tutto quello che si dicono i vicini; anche non volendo li sento distintamente e mi sembra assurdo che quella sera urlassero così tanto, perché sapevano che qui si sentono anche le scoregge.

Sono una coppia abbastanza tranquilla: lui ha un negozio di ottica ed è molto conosciuto, lei è una maestra d’asilo.

Quella sera litigavano di brutto (capita a tutti), ma urlavano in maniera sconsiderata, come non li avevo mai sentiti. Ero in imbarazzo perché stavo guardano la televisione in salotto e continuavo ad alzare il volume per non sentirli. Con più alzavo, con più urlavano, quando, improvvisamente sento lei che lo accusa di provarci spudoratamente con “la vicina“.

Merda, sono io la vicina. Stanno litigando per colpa mia.

Mi viene un colpo, faccio mente locale e si, lui ha sempre fatto il marpione, ma non in modo esagerato e pesante.

Qualche complimento, qualche gentilezza, ma nulla che mi facesse pensare che andasse oltre al fare “il piacione“.  Solo in un paio di episodi mi è sembrato che andasse un po’ oltre, ma l’ho riportato subito all’ordine, facendogli capire che ho un compagno e non cerco altro.

Lei gli sta urlando che “spulcia il mio profilo Facebook e che si sofferma sulle mie foto”, cazz… mi ha chiesto l’amicizia da una vita, chi ha mai pensato che potesse controllare in continuazione le mie foto?

I toni sono altissimi, ma adesso abbasso il volume della mia televisione, a quel punto capisco che è lui quello che ha cominciato la discussione.

È incazzato come una bestia e le dice che la sua letteralmente “voglia di trombarsi la vicina” è rimasta una fantasia, mentre lei… lei aveva cercato una sua vecchia fiamma su Facebook a quanto pare…l’aveva trovata, poi…sembrerebbe anche che lei sia andata a spegnere il fuoco… come un “pompiere” (hem….)

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Parte ogni genere di insulto, da ambo le parti.

Lei si difende, dicendo che non è vero, che è solo un amico e che ha le prove.

Beh, potrei anche evitare di raccontare tutto questo: se non che, di nuovo, mi sento chiamata in causa: lei urla “e tu che ti sc*pi quella tro*a della vicina???”

Questo è davvero troppo ma come si permette questa deficiente?

Non ho neanche finito di pensare che lui urla a sua volta: “sicuramente s*opa meglio di te”, 

A quel punto mi cadono le braccia e penso seriamente di intervenire.

Mi infilo un paio di scarpe e decido di andare a bussare (perché urlare attraverso i muri non fa per me).

Apro la porta di casa, nera e fumante, “ma con chi pensano di avere a che fare?”

Poi non so cosa succede; l’indecisione e la poca sicurezza in me stessa mi bloccano. Non so più cosa dire, rimango bloccata, indecisa su cosa fare e niente, richiudo la porta col capo chino…

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Continuano a litigare per un’altra mezz’ora buona, ma, per lo meno, non vengo più additata come la vicina tro*a.

Sono amareggiata e un po’ schifata ma lentamente è torna la pace: i toni si fanno più pacati e dopo un po’ non li sento più. Dentro sono angosciata, non riesco a pensare ad altro.

Il mattino dopo esco e li incontro, abbracciati come due piccioncini e vedendoli mi sale l’acido. Non resisto e scatta qualcosa in me che mi aiuta a superare l’imbarazzo.

Guardo lui con fare piuttosto minaccioso gli dico (o meglio gli urlo):

“Oh Di un po’,oh testa di ca*zo, quando parlavi di sco*are, ti riferivi a tu sorella?”

Poi guardo lei: “e te? quando parlavi della troia, ti riferivi alla tu mamma, vero?”

Loro mi guardano in silenzio, a me è scoppiata la vena e proseguo:

“Siete du merde e sappi, brutto imbecille, che non sco*erei con te neanche se tu fossi l’ultimo ‘omo sulla terra!”

Loro mi guardano come se avessero visto un marziano: le bocche spalancate, sicuramente non avevano immaginato che io potessi sentire distintamente ogni parola del loro litigio.

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