Qualche settimana fa uno dei condomini si trasferisce, e ha la splendida idea di abbandonare la sua gatta lasciandola nel cortile del palazzo.
Essendo una gatta domestica che ha sempre vissuto in un appartamento, non sa come procurarsi il cibo, a differenza degli altri gatti randagi del quartiere. Vengono quindi messe da una signora del condominio un paio di ciotole dietro l’inferriata della finestra del magazzino all’entrata della palazzina, così che la gatta possa dissetarsi e sfamarsi senza stare nei piedi.
La povera bestia, oltre a gironzolare smarrita miagolando in cerca di attenzioni e del padrone, non ha mai sporcato né lasciato odori, venendo sporadicamente all’entrata per usare le ciotole. La situazione va avanti per quattro giorni (tenete bene a mente questo dettaglio).
Durante questo lasso di tempo uscivo nel cortile per coccolare la gatta e assicurarmi che stesse bene e avesse cibo e acqua. Il quinto giorno mia madre riceve una chiamata dall’amministratrice riferendole che la VdM del piano di sotto si sia lamentata delle ciotole che, a suo dire, stazionano all’ingresso da due settimane. Peccato che la gatta fosse stata abbandonata solo quattro giorni prima, e peccato che non ce le avessi messe io. Sospetto che la VdM volesse solo una scusa per fracassarmi le gonadi, dal momento che io e lei abbiamo avuto degli attriti riguardo alle corse da bisonte di suo figlio 3enne a tutte le ore del giorno e della notte.
Più tardi, la signora che ha messo le ciotole alla gatta, parla con mia madre di come la VdM le abbia fatto un cazziatone per via dei recipienti di acqua e cibo. Si intromette allora la suddetta VdM che, con tono altezzoso, continua a ripetere a mia madre che “non trova corretto posizionare lì le ciotole”, corretto nei confronti di chi o cosa non è dato saperlo, dato che le stramaledette ciotole stavano dietro ad una grata ed era impossibile inciamparci.
Mia madre continua con la massima calma a ripeterle che non le abbiamo messe noi, che era una soluzione temporanea al problema, giusto il tempo di trovare qualcuno che adottasse la bestiola. La signora che ha messo la ciotole interrompe l’ennesimo “non lo trovo corretto” della VdM per ricordarle che il portone rotto, il muretto sbriciolato dai piedini di suo figlio e il terriccio portato su per le scale da quest’ultimo non siano comportamenti altrettanto corretti.
VdM a quel punto gira le spalle e se ne va. Peccato non fossi presente per rinfrescarle la memoria anche sui rumori del figlio.
Comunque tutto è bene quel che finisce bene: la gatta è stata adottata dal mio dirimpettaio, ora vive felice e gaia con un tetto sopra la testa. Un po’ meno bene per me che devo ancora sorbirmi le scosse sismiche del pargolo di sotto.
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