Vivo in una palazzina a due piani, il piano superiore è il mio, quello inferiore appartiene a mio cognato, che lo affitta. È un condominio tranquillo, niente di speciale, ma la vita può essere imprevedibile quando si tratta di vicini e utenze condivise.
L’utenza dell’acqua, ad esempio, è intestata a mia moglie, e grazie a un contatore di sottrazione, noi imputiamo la quota dell’acqua usata al piano di sotto. All’inizio sembrava un sistema semplice e abbastanza pratico: mio cognato aveva inquilini che se ne occupavano, e noi coprivamo le spese per l’acqua in base al consumo. All’inizio tutto filava liscio, almeno fino a quando… il vicino di sotto non si è fissato con l’idea dell’orto.
Non sto parlando di un piccolo giardino, ma di un vero e proprio “orto delle meraviglie”, come lo chiamava lui. Questo vicino, un tipo piuttosto energico, aveva preso troppo sul serio l’idea di coltivare pomodori, zucchine e melanzane nel giardino comune. Per quanto possa sembrare una cosa carina e di buon senso, lui andava oltre, e non era solo una questione di passione per il giardinaggio. Ogni giorno, acqua a fiumi, impianti di irrigazione, e in più le docce lunghissime che prendeva ogni sera, senza parlare dei suoi continui esperimenti con il giardinaggio idropnico e l’irrigazione automatica. Il risultato? La bolletta dell’acqua, che normalmente era modesta, è schizzata alle stelle. Duecento euro ogni due mesi.
All’inizio pensai che fosse solo una fase, che sarebbe passato, ma lui continuava imperterrito con il suo orto. Alla fine, è andato via, ed è arrivato un nuovo inquilino. Un vecchietto di 75 anni, che sembrava vivere una vita tranquilla. Non l’avevo mai visto fuori casa, solo ogni tanto lo incontravo nelle scale, sempre un po’ curvo, ma sereno, silenzioso. Sembrava il tipo che sarebbe stato perfetto: nessuna invadenza, nessun giardino da annaffiare. Lo accogliemmo senza pensarci troppo.
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