L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

E io: “ci abito”.

Mi sono trasferita da Torino a un paese poco fuori città, in un condominio tranquillo, immerso nel silenzio che solo chi è cresciuto in città può davvero apprezzare. Un cambiamento importante, certo, ma non del tutto nuovo per me: in quel palazzo ci abitava già la nonna del mio compagno, e negli anni, andando a pranzo da lei ogni tanto, avevo imparato ad apprezzare il posto. L’atmosfera mi era sembrata piacevole, l’edificio ben tenuto, e – dettaglio non da poco – nessun bambino piccolo a correre per le scale o gridare nel cortile. Insomma, mi sembrava un piccolo paradiso.

Il giorno dopo il trasloco, mi alzo presto per affrontare il primo giorno di lavoro partendo dalla nuova casa. L’aria era frizzante, io ero carica, e tutto sembrava filare liscio. Scendo sotto casa ad aspettare il mio compagno, ancora un po’ assonnata ma fiduciosa. E proprio mentre sto tirando fuori il telefono per scrivergli “sono giù”, sento una voce che arriva dall’alto, squillante e carica di quell’energia acida che solo certe signore sanno canalizzare.

Ecco un altro VDI:   Nuovo vicino

“Scusaaaa! Ma lei che ci fa qui sotto???! Si sposti eh!”
La voce veniva dal terzo piano, tono arrogante, postura da balcone autoritario, sguardo da vedetta del cortile.

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