Questa storia la racconto spesso ad amici e conoscenti; a me ha fatto tanto ridere, forse perché l’ho vissuta in prima persona. Si tratta di uno “scherzo” fatto ad una vicina da incubo. Non è nato come scherzo, ma una serie incredibile di coincidenze l’ha reso tale.
La cosa si svolge circa 5/6 anni fa. Abitavamo (e abitiamo ancora) in una casa in campagna, con un giardino abbastanza grande. La nostra proprietà confinava con la casa di una signora che viveva sola. Un vero e proprio incubo di donna. Nonostante non ci fossero muri in comune, si lamentava di qualsiasi cosa, soprattutto dei rumori, che, tuttavia, non erano emessi da noi. abbiamo sempre pensato che la signora se li inventasse!
Avevamo un bel gattone (Anacleto) che viveva con noi da 14 anni, da prima che le mie figlie nascessero. Era un membro di famiglia ed eravamo tutti affezionati a “Cleto”. Le mie figlie, in modo particolare, non sapevano che il gatto cominciava ad essere piuttosto anziano: lo vedevano come parte della famiglia, esattamente con me e la madre. Usciva spesso ma non si allontanava mai da casa, gli piaceva stare sopra un vecchio tavolo nel nostro portico.
Purtroppo Anacleto aveva un brutto male e gli ultimi mesi di vita per lui erano stati un vero e proprio calvario. Un giorno mi decisi, non dimenticherò mai, feci fatica a prenderlo in braccio perché si lamentava tantissimo… lo portai dal veterinario per porre fine alle sue sofferenze. Ancora adesso, mentre scrivo, mi vengono i lacrimoni. Lo accarezzai per l’ultima volta e non posso cancellare il suo sguardo.
Il veterinario mi disse che volendo, si sarebbe occupato lui dello smaltimento del corpo. Acconsentii perché non volevo rivederlo morto e non volevo tornare a casa con quel cadaverino, anche e soprattutto per le bambine che ai tempi avevano 10 e 14 anni. Decisi di lasciare Anacleto dal veterinario, convinto, che sarebbe rimasto sempre con me; che “quello“, in fondo era solo “l’involucro“.
Feci un grosso errore. Quando tornai a casa le bambine mi chiesero di Cleto e il mio “ha attraversato il ponte dell’arcobaleno” non bastò. Le ragazze piansero e si disperarono anche perchè volevano un vero e proprio funerale e seppellire il gatto in giardino. Non ebbi il coraggio di dire che non c’era alcun corpo. Presi una vecchia scatola di legno (di quelle usate per le bottiglie di vino), la riempii con un un paio di sassi e uno straccio, stampai una foto del gatto, la misi nella scatola, e la chiusi con il suo gancetto.
Mi recai in un angolo in fondo al giardino e scavai una piccola buca, di pochi centimetri, sufficiente per accogliere la scatola. Arrivarono poi le ragazze con la moglie e… niente… ci fu il funerale. Misi la scatola nella buca, e la ricoprii con un po’ di terra. Le ragazze portarono fiori, fecero una croce in legno e misero dei sassi colorati da loro, con la scritta: “Anacleto”. Fu una scena commovente sul serio.
Passò qualche settimana, quando un giorno la vicina, con la sua solita acidità venne a suonare da me. Ero in soggiorno con le ragazze e la moglie quando aprii la porta. Subito cominciò a lamentarsi che il mio gatto era entrato da lei e le aveva rotto i fiori, aveva scavato nei vasi, fatto i suoi bisogni, tirato fuori la terra e sporcato il portico.
Queste cose non le aveva fatte neanche da vivo…. figuriamoci ora! Le ragazze rimasero a bocca aperta ed io dissi alla vicina: “non è possibile: il nostro gatto è morto da 2 settimane”. Lei mi disse qualcosa tipo: “non dire stupidaggini, l’ho visto e l’ho riconosciuto. Trova una scusa migliore che non sono scema!”
“Senti, ti sembro uno che ha voglia di scherzare? Ti sto dicendo che è morto da 2 settimane e già da diversi mesi non si muoveva quasi più” Le dissi.
Ero piuttosto incazzato perchè la vicina non perdeva occasione per rompere le balle e questa era evidentemente una cosa impossibile”. A quel punto intervenne la figlia maggiore che disse alla vicina: “si, è morto, gli abbiamo fatto il funerale, c’è la tomba in giardino”. La piccola scoppiò a piangere per l’assurdità della cosa.
La vicina sussultò perché non aveva creduto a me, ma era evidente che aveva creduto a mia figlia (anzi ad entrabe). In quel momento, scattò il bastardo che è dentro me. Dissi alla vicina di seguirmi, le avrei mostrato la tomba del gatto, sapevo cosa avrei fatto!
Mi assicurai che le ragazze rimanessero in casa, mentre insistessi con la vicina perché venisse a vedere con i suoi occhi la tomba di Anacleto. Titubante lei mi seguì. Quando arrivò davanti alla croce e ai sassi, si convinse. Forse la vista le aveva giocato un brutto scherzo, ma io sentivo che dovevo fare quello che ormai mi frullava in testa.
Lei era dietro di me, mi chinai sulla tomba e le dissi: “noooooooooooo!!!! non è possibile, qualcuno ha spostato la terra, anche i sassi, non erano messi in questo modo, oddio!!!!”. Lei rispose prontamente: “forse qualche animale ha sentito l’odore e ha spostato la terra e le cose” Fece per andarsene ma io le dissi “no, aspetta, c’è qualcosa di strano”. Cominciai a smuovere la terra, fino a scoprire parzialmente la cassa di vino.
“No, no, io vado, non mi interessa!” si girò mentre io riuscii a tirar fuori la scatola dalla terra. La richiamai, con un misto di finto terrore e divertimento (dentro). Lei corse via mentre io aprii la scatola e urlai: “Oddioooooo è vuotaaaaa, aiutooooo, Anacleto è tornato dal regno dei morti“ La vicina accelerò ulteriormente il passo, verso la sua proprietà, mentre io me ne stavo li con la scatola tra le mani ad urlare il fatto che il gatto era uscito dalla sua tomba.
Si spaventò, si spaventò davvero e cominciò ad urlare, mentre si faceva il segno della croce ripetutamente: “non siete normali avete bisogno di una benedizione, l’ho sempre detto che non venite in chiesa…”. Le urlai solo che… Anacleto era andato da lei, non da noi. Le dissi di fare attenzione perché la notte avrebbe potuto trovare il gatto morto disteso su di lei, ridevo di gusto (eh si… per spaventarla).
Lei continuava ad urlare qualcosa mentre correva via…. Sorrisi con me stesso e rimisi a posto la scatola e gli oggetti che le mie figlie avevano posto sulla terra nuda. Una piccola vendetta…
Oggi la vicina è in una casa di riposo dove i figli l’hanno portata per non lasciarla da sola. So che per anni, ha raccontato a tutti che eravamo seguaci del demonio e facevamo riti di magia nera. Diceva che le mie figlie erano state concepite con un demone. Non me ne è mai fregato niente delle voci che spargeva sul nostro conto: nessuno le ha mai dato retta ed io, non credente, non credo neanche nelle cose “negative”. Tra le tante, raccontava di vedere spesso il nostro gatto morto nel suo giardino fargli dispetti di ogni genere.
Non ho mai visto il “famigerato gatto zombie” e magari, chissà, era davvero il mio Anacleto, tornato per vendicarsi di dispetti ed angherie fatte per anni.
Lascia una risposta