L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

I bui

Avevo 10 anni circa e quando mi mettevo a letto per dormire sentivo puntualmente delle voci che mi terrorizzavano. Ricordo queste voci con i toni “bassi” che davano la sensazione di far vibrare il letto. Li chiamavo “I BUI“.

Parlavano ma non capivo cosa dicessero; erano così spaventosi che scoppiavo a piangere e cercavo in tutti i modi di andare a dormire nel letto di mamma e papà.

La cosa strana di questi suoni è che, quando chiedevo a mamma se li sentisse, lei rispondeva sempre che non c’era alcun suono e che il mio era un pretesto per infilarmi nel lettone dei miei genitori.

Eppure io li sentivo, li sentivo distintamente, a volte più forti, a volte meno, ma non ero matta, non erano nella mia testa, come diceva mamma. Erano reali!

Tutte le volte che la chiamavo però, lei non riusciva a sentirli e io nemmeno, come se la presenza di qualcuno nella mia camera, facesse sparire quelle voci.

In certi casi mi sembrava di sentire delle parole, ma la maggior parte delle volte erano suoni che non avevano senso. Spesso, non potendo correre dai miei, rimanevo nel letto pietrificata dalla paura. Avevo paura a mettere i piedi per terra, convinta che una mano potesse afferrarmi da sotto il letto e per evitare… più di una volta mi son fatta la pipì addosso.

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La cosa è andata avanti per circa 1 anno o forse 2 (non ricordo di preciso). Non succedeva tutte le sere, ma succedeva spesso. Non ho mai capito di cosa si trattasse, ma la paura è sempre stata tanta e anche quando quelle voci smettevano di parlare, vedevo i mostri nel buio della mia cameretta. Un incubo di una bambina che mi ha creato diverse notti insonni.

Come sempre, quando provavo a raccontare dei mostri sotto al letto, nessuno ci credeva, neanche i miei amichetti che, anzi, ridevano della cosa, tra questi c’era Massimo, che abitava proprio sotto di me: aveva già 13 anni ed ero convinta che anche lui potesse sentire i BUI perché la sua camera era esattamente sotto la mia e perché tutti sapevamo (già allora) che nel palazzo si sentiva tutto, di tutti.

Ma Massimo mi diede della matta, come tutti gli altri… poi i rumori cessarono.

Avevo 15 anni quando un giorno, Massimo mi scrive una lettera (si, una lettera con carta e penna) e mi confessa che in cuor suo è sempre stato innamorato di me. Così, io giovane e inesperta, mi fidanzo. Ai tempi però, c’era una cosa che oggi non esiste più: il militare.

Massimo parte e va in Friuli, per 3 mesi circa, non lo vedo e non lo sento. Io andavo a scuola e qualche mese dopo, conosco Enrico. Mi fidanzo con Enrico: attenzione: sto parlando di una ragazzina di 15 anni. Il “fidanzamento” allora, era un po’ diverso dalle relazioni che hanno i ragazzi di oggi, comunque… Tutto bene fino a quando Massimo torna.

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A quel punto gli dico che ho conosciuto un’altra persona. Lui ci rimane male e mi dice che si augura che “I bui” torneranno a tormentarmi perché l’ho “tradito” (notare le virgolette, eh). In quel momento non mi ricordavo neanche dei “bui”; erano anni che non ci pensavo.

La sera stessa, mi infilo nel letto e poco dopo… eccoli… quelle voci… quei toni: li riconosco!

Solo che non ho più 10 anni e poco dopo capisco che è il coglione del piano di sotto che ha attaccato un subwoofer al suo soffitto. Non è possibile! Questo mi ha fatto venire gli incubi per tutta l’infanzia e adesso vuol continuare a prendermi in giro pensando che sia completamente stupida? Ecco perchè si ricordava della cosa, ecco perchè me l’ha tirata fuori il giorno…. Lui, cazzarola, lui era “la voce

Batto i piedi contro il pavimento e urlo “piantala cretino”, è ancora presto, i miei non dormono ma sentendomi urlare corrono in camera mia. Il suono si ferma e racconto loro di questa cosa andata avanti per anni. Io sono felice e triste allo stesso tempo: felice di aver capito finalmente cosa mi ha terrorizzata da piccola, triste di sapere che fosse proprio lui a farmi questa bastardata gratuita, anche perché sapeva benissimo quanto mi facesse paura, sentiva le mie corse verso il letto dei miei tra i pianti isterici.

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Qualche giorno dopo ci rivediamo e ovviamente gli chiedo perché un gesto così stupido, portato avanti per anni. Lui confessa candidamente che aveva una cassa dello stereo, metteva i bassi al massimo e una cassetta con un corso di tedesco, poi si arrampicava sul letto a castello (esattamente sotto il mio) e attaccava la cassa al soffitto. Quando mi sentiva chiedere aiuto o sentiva i passi, spegneva col telecomando. Lo faceva quasi tutte le sere, solo per cercare di far colpo.

La cosa finì così, non saprà mail il “trauma” che mi ha fatto vivere.

So che Massimo, oggi ha una nuova famiglia. Io a mia volta sono madre ma ancora, se sento dei suoni “bassi” non posso fare a meno di pensare ai “bui“.

A molti farà ridere la cosa, molti la vedranno esagerata, ma la paura che ho provato e che non dimentico, la conosco solo io!

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