Vivo in provincia di Cuneo da due anni, e vi giuro: i vicini qui sono una categoria antropologica a parte. Li studio come farebbe Piero Angela, con rispetto e stupore.
I vicini cuneesi non invadono. Mai.
Ma sanno tutto. Sempre.
Non chiedono come ti chiami: ti chiamano “quella del secondo”, “quello col gatto”, “la nuova”.
Però il giorno dopo che cambi macchina, ti trovi un post-it con scritto: “Occhio che là parcheggiano male il giovedì, sai”.
Non si presentano con torte. Si presentano con zuppe.
E nessuno ti spiega da dove viene quella zuppa, cosa contiene, o perché dentro c’è un osso gigante.
“È buono”, ti dicono. E basta.
I vicini di Cuneo aprono le tapparelle alle 6:40. Puntuali.
Se le apri alle 8:15 sei già etichettata come “la pigra”.
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