è la prima volta che scrivo alla vostra pagina.
Di solito leggo le storie degli altri in silenzio e sorrido.
Oggi però mi è venuta voglia di raccontare anche la mia.
Ho vissuto per quasi sei anni in un piccolo condominio in una zona che non conoscevo, per motivi di lavoro.
Ero da sola, non conoscevo nessuno.
La casa era piccola, l’edificio vecchio, i muri sottili.
Il mio vicino di casa si chiamava Guido.
Avrà avuto più di settant’anni, vedovo da tempo.
All’inizio ci scambiavamo solo saluti e “buonasera”.
Sembrava una di quelle persone silenziose che non vogliono essere disturbate.
Poi una mattina ho avuto un attacco di panico.
Non succedeva da anni.
Mi sono seduta per terra, vicino alla porta, con la gola chiusa.
Non sapevo cosa fare.
E proprio in quel momento, Guido ha bussato.
Aveva sentito il rumore della chiave cadere, dice.
Mi ha trovato lì, seduta.
Non ha detto nulla, non ha chiesto nulla.
Ha solo appoggiato un bicchiere d’acqua davanti a me.
E poi ha detto: “Resto qui fuori, se ti serve qualcosa.”
Non era invadente.
Non cercava risposte.
Solo presenza.
Da quel giorno è cambiato tutto.
Quando lavoravo fino a tardi, la luce sul suo balcone restava accesa finché non rientravo.
Mi lasciava una fetta di torta sullo zerbino ogni tanto, senza biglietti.
Quando partivo, trovavo la posta già raccolta e i fiori bagnati.
Pagine: 12
Lascia una risposta