Tutto è iniziato con un semplice cornetto al bar sotto casa. Ogni mattina, prima di iniziare a lavorare al computer, compravo due cornetti: uno per me e uno per Luca, il mio vicino del piano sopra. Non ce l’eravamo mai detti chiaramente, ma era diventata una specie di tradizione: io lasciavo il sacchettino davanti alla sua porta, lui mi faceva un cenno con la testa il giorno dopo, e via così. Un piccolo gesto, tutto lì.
Poi un giorno, niente. Gli lascio il cornetto come al solito, e la mattina dopo trovo un biglietto infilato sotto la mia porta:
“Non ti permettere più. Io mangio i miei cornetti.”
Stampato, senza firma. Ma firmato lo era, eccome.
Non ci capivo più nulla. Era un problema di zuccheri? Aveva cambiato dieta? O era solo impazzito? Non ho risposto. Il giorno dopo ho evitato di lasciare il cornetto. Silenzio. Il giorno dopo ancora, idem. Poi, al terzo giorno, ci incrociamo sulle scale. Lui mi guarda, io lo saluto, lui passa oltre. Nemmeno un cenno.
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