Abito al secondo piano e sopra di me c’è un signore sulla sessantina, molto riservato, lo vedo poco, non è tipo da chiacchiere.
Tutto normale finché, qualche mese fa, inizia a sentirsi una canzone precisa ogni giorno alla stessa ora.
Ore 12:32.
Parte “Gloria” di Umberto Tozzi.
Sempre quella. Sempre puntuale. Sempre a volume da karaoke con eco.
All’inizio pensavo fosse la radio.
Poi ho capito: è la sua sveglia.
La mette come promemoria per prendere la pastiglia.
Ma non la spegne.
La canta.
Cioè, non solo parte Gloria…
lui canta.
Ogni singola volta.
Con trasporto.
Con cuore.
A volte batte pure il ritmo col cucchiaio, si sente “Gloriaaa—pa!—Gloriaaa—pa!” dal soffitto.
Un giorno, per caso, ci incrociamo nell’androne e io gli faccio un sorriso tipo “so tutto”.
Lui niente, impassibile.
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