Ciao,
vi mando la mia storia, perché secondo me merita di stare tra le perle delle convivenze assurde.
Ho vissuto per un anno con Luca.
Avevamo un appartamento in tre: io, lui e un’altra ragazza.
Tutti lavoratori, tutti apparentemente tranquilli.
Solo che… Luca spariva.
Letteralmente.
Tipo: stavi facendo colazione con lui il lunedì mattina, si parlava del weekend, del turno in ufficio…
poi puff.
Non lo vedevi più fino al giovedì sera.
O anche oltre.
Camera chiusa, luci spente, letto intatto.
Nessun rumore.
Frigo immobile, tazza nel lavandino sempre la stessa.
Come se avesse lasciato un ologramma e fosse partito in missione segreta.
Ma il bello veniva dopo:
arrivavano i messaggi dei suoi genitori.
Non uno ogni tanto.
Uno al giorno.
Minimo.
– “Ciao, hai notizie di Luca?”
– “Ciao, scusa il disturbo, sai se ha mangiato?”
– “Ciao, oggi doveva chiamare il dentista, gli puoi dire tu?”
Una volta, vi giuro, mi hanno chiesto se potevo vedere se aveva le scarpe in camera.
Perché se c’erano, forse era tornato.
Luca ha 31 anni.
Abbiamo anche tentato una mini investigazione: controllare se la sua bici fosse parcheggiata sotto casa, se le app fossero collegate al Wi-Fi…
Niente.
Il vuoto.
Poi, come se nulla fosse, riappariva.
Una sera a caso.
Sorridente, fresco, con una bustina di ramen da preparare.
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