L'erba del vicino non è sempre più verde

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La partita del palazzo

Fine luglio, per l’occasione, abbiamo a disposizione il campo comunale. Appuntamento alle 18 per conoscere il mister e il resto della squadra, visto che le squadre sono state fatte “dall’organizzatore di incubi” e non abbiamo idea di chi siano i nostri compagni.

Ci saranno 2 squadre: i rossi e i blu. Io sono tra i rossi. Ecco, lo sapevo, mi hanno convinto, anzi, mi ha convito l’organizzatore demoniaco a partecipare a questa cosa. Il mio fisico ormai è quello di un sollevatore di dubbi. Io che ho il fiatone anche quando penso di dover arrivare in cucina, e sto in camera da letto.

Ora però sono qui, davanti alla porta degli spogliatoi.

Ho accettato solo perchè ero convinto che tanto non ci verrà nessuno invece sono davanti a questa porta, con 50 gradi all’ombra e le zanzare che banchettano con le mie gambe bianche. Perchè le zanzare negli spogliatoi, non sono come le zanzare comuni; sono grosse, grasse, terribilmente bastarde e armate fino ai denti. Al posto del pungiglione hanno un cavatappi con cui non succhiano il sangue: ti fanno un prelievo. Tra il caldo e le gambe che prudono cerco di allontanare i pensieri.

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Il mio abbigliamento è in tipico “stile fantozziano”: borsa di mia figlia, con scritto: “Centro Danza”, pantaloncini  bianchi (che ormai tendono al giallo canarino), con un la scritta “SPO T” su un fianco, perchè la R deve essere rimasta in qualche lavatrice almeno una decina di anni fa. Calzettoni in spugna acquistati per l’occasione al semaforo qualche giorno prima. “Simil polo” rossa, si lo so, non è una maglia da calcio: sembra più una maglietta per una cena di lavoro con il mega direttore galattico ma è l’unica cosa che ho trovato dopo una giornata passata a girar per centri commerciali.

Sembra assurdo, ma non è così scontato trovare una semplice, tranquilla, plateale maglietta in tinta unita, priva di scritte, righe, disegni e loghi. Per non far brutta figura ho girato come un pazzo e alla fine questa è l’unica cosa che ho trovato.

Sono davanti alla porta beige dello spogliatoio e sto cercando di far mente locale per capire come ho fatto ad arrivare qui. Mi ha estorto quel “ok, dai, ci sto” ma non riesco a ricordare come abbia fatto. Mi faccio coraggio e apro la porta.

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Appena entro, dentro c’è solo il Medori (detto Bellobè): scala A, 2° piano. È già pronto, pimpante come un sedicenne al primo appuntamento. Saltella sul posto come Totti prima di un derby. Lo guardo, ha una maglia giallina con un una riga rossa e il primo pensiero che ho “ma non dovevamo vestirci di rosso?” Lo guardo ed evidentemente legge i sottotitoli nei miei occhi… “eh, avevo solo questa“.

Va beh, la mia farà cagare, ma almeno è rossa….

Mi siedo sulla panca di legno e arrivano altri compagni di squadra. Noto con piacere che in squadra con me ci sono alcuni dei personaggi più assurdi del palazzo: “Il Cavaliere”, il “Costa”, il “Moro”, Pippo, e il “Lasca” Già siamo ridicoli con i nostri vestiti addosso, non oso immaginare come saremo con maglietta e pantaloncini.

Detto fatto, sembriamo la brutta copia dell ‘Armata Brancaleone“, ovviamente nessuno, a parte me, ha una maglietta rossa. Sono molto orgoglioso della mia elegantissima “simil polo”, perchè a parte Moro che si presenta con una vecchia maglia del Milan con la scritta “Prince 27”, il colore assolutamente predominante è il rosa.

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