Ciao!
Non so se si parla mai abbastanza di questo problema…
il coinquilino che russa.
Come un tuono.
Ma con ritmo.
Vivevamo in tre.
Stanze separate, ma pareti non proprio rinforzate.
E io stavo in mezzo.
Letteralmente.
Camera mia tra le loro due.
E tutti e due russavano.
Diverso stile, stesso effetto: insonnia e disperazione.
Il primo — Giovanni — era “quello allegro”.
Tutto il giorno parlava, rideva, cucinava, raccontava storie.
Poi si infilava a letto e si trasformava in una ciminiera a motore.
Rumore profondo, tipo grizzly con asma.
Il secondo — Davide — era “quello silenzioso”.
Mai una parola, sembrava quasi non esserci.
Ma poi arrivava la notte e partiva con un ronzio sottile, quasi meccanico,
una specie di trattore a bassa frequenza.
Costante.
Ipnotico.
Devastante.
Una notte li ho registrati entrambi.
Ho fatto sentire l’audio a un mio amico, ha detto:
“Ma state costruendo un ponte nel corridoio?”
Abbiamo provato tutto.
Spray nasali, cerotti, app per monitorare il sonno, oli essenziali, persino la meditazione.
Niente.
Il grizzly e il trattore continuavano imperterriti.
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