Convivo da un anno con due coinquilini che lavorano in bar e ristoranti. Turni massacranti, zero regolarità, rientri tra mezzanotte e le tre del mattino. Fin qui tutto ok. Capisco il mestiere, rispetto chi lavora duro.
Quello che non capisco è perché ogni rientro sembri una scena madre da telenovela.
Porta che sbatte, zaino lanciato a terra, chiavi che cadono, stoviglie che tintinnano e frigo aperto come se fossero nel backstage di Masterchef.
La settimana scorsa uno è tornato all’una e mezza e si è messo a friggere i sofficini. Non sto scherzando. Sofficini. Con musica trap in sottofondo e un fischiettio non richiesto.
L’altro ha la fissa di farsi la doccia quando rientra. Peccato che il nostro scaldabagno faccia un rumore tipo idrante dei pompieri. E la porta del bagno, per motivi a me ignoti, cigola sempre, ma non viene mai oliata perché “così sento se qualcuno entra”. Paranoie da horror.
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